Vai al contenuto

Museo del risorgimento Faustino Tanara. Link Home

comune di langhirano. link al sito

Ti trovi in: Home page > Il museo > La collezione > Lettere > Lettera di Tanara alla moglie

Lettera di Tanara alla moglie

  • Data:24/10/1867
  • Luogo:Casale Falconieri
  • Segnatura collocazione:T1.1B7

Descrizione:
Tanara narra alla moglie come Garibaldi, fuggito da Caprera, sia giunto roccambolescamente a Falconieri, apparendo "come il Cristo liberatore" ed infondendo coraggio ed entusiasmo nelle truppe.


Trascrizione:

        Casale Falconieri lì
                 24 8bre 1867

Mia Cara Virginia

        È con noi Garibaldi!
Alle dieci di stamane, qui nei boschi di Ca-
sale Falconieri è comparso come il Cristo li-
beratore. Dopo aver dato a tutti gli amici e
suoi compagni d’armi, un fraterno saluto, ci narrò
il modo della sua fuga da Caprera veramente me-
raviglioso. A coloro, i quali vanno spacciando al
credulo pubblico aver ciò fatto consenziente il Gover-
no, risponderai colle stesse sue parole:
“Dopo il mio primo proclama da Caprera tutti ave-
vano diritto di supporre che io era libero da qua-
lunque impegno, tuttavia per persuadermi
ancora una volta della proverbiale lealtà Rattaziana,
passando un vapore postale dalla maddalena, doman-
dai del capitano perché mi trasportasse sul continen-
te, ma nel mentre che la mia barchetta mi reca-
va a bordo tre colpi di cannone ed una scari-
ca di moschetteria partirono dalla nave la
[non si capisce]; per fortuna nessuno rimase offeso.
Quindi due lancie armate si diressero alla mia
volta e mi costrinsero a raggiungere il vapore


da guerra sul quale, inonta alle mie proteste,
fui portato a Caprera. Questo è il primo periodo.
Ora al secondo. Visto che il Governo tradendo
le sue promesse, mi teneva assolutamente
prigioniero con una siepe di vapori e di bar-
che perquisite alla maddalena, risolsi di ri-
correre all’astuzia. La sera del 14 approfittando
di tre quarti di luna montai con due amici
miei una barchetta, denominata becaccina,
una seconda mi seguiva a qualche distanza
portando mia figlia, una terza condotta
da un ragazzo mi precedeva canterellando
onde ingannare la crociera, così potei tra-
versare la stessa inosservato e tirar via. Quel-
la invece ove trovavasi la Teresita fu presa di
mira e regalata di una scarica. Ho saputo che
fortunatamente mia figlia tornò salva a Ca-
prera. Io intanto proseguendo giunsi al punto
dove aveva passato frusciando ad osservare il
movimento delle crociere. Informato che fino
là non erano giunte, inalzai la vela di poppa
e presi il largo. In sei ore di disastroso remiga-
re all’indiano potei toccare le rive della


Sardegna. Passai in casa di un amico il resto della
notte e tutto il successivo giorno, poi sulla sera
montato a cavallo, battendo i più scoscesi
sentieri per diecisette penosissime ore, arrivai
ad un piccolo porto. [non si capisce] mi stava da qual-
che tempo attendendo con una nave a vela, o
guscio; vi montai tosto; feci sciogliere le
vele e partii. Il mare era agitatissimo, però
in sette giorni il viaggio fu compiuto. Gettate
le ancore in un porto della meramma to-
scana, scesi a terra. Due calessi approntati da
altri nostri amici mi portarono a Livorno;
quindi sul camino di ferro venni a Firenze;
qui mi fermai due giorni; rimessomi poscia
in via sono volato in mezzo a voi col grido di
O Roma; o vita!
        È inutile che io ti dica la commozione pro-
vata in vederla, ed è impossibile spiegarti colla
penna la gioia e l’entusiasmo che la sua ve-
nuta ha sollevato negli animi nostri.
        Pieno di fede e di speranza ha dichiarato che
per pochi giorni ancora avremo a soffrire
i disagi e le privazioni della campagna; che a


 dirti il vero fino ad oggi, grazie all’italianismo
di moderati e consorti, sono stati immensi
e non provati mai da nessun’armata.
Ora la sua presenza ci fa dimenticare tutto
a Roma dunque.
        A Pantaleo, che presentemente è il nostro cor-
riere, consegno il mio foglio.
        Il Generale mi raccomanda di mandarti un
affettuoso saluto e una parola di conforto.
        Saluta gli amici più cari.
Stringi al tuo seno i nostri angioletti, coprili di arden-
ti baci e dì loro che anche lontani posano
sempre assieme alla madre sul mio cuore
e nel mio pensiero.
        Addio, miei cari, consolatevi nella gloriosa e
fortunata riuscita della nostra causa; amate-
mi come io vi amo e siate felici
            Faustino


Semifredo

Museo Faustino Tanara via cesare battisti 20 langhirano Pr
info@museotanara.it

Orari ingresso libero e gratuito da lunedì a venerdì (orari da verificare)

Con il contributo di: Fondazione Cariparma

Le immagini contenute in questo sito sono soggette a Copyright. E' vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso del Comune di Langhirano.